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Lo chef Alfredo Iannaccone alla ricerca di nuovi sapori

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Una cipolla dagli incredibili sentori di carne, con fortissime tonalità di terra. Un aglio dall’impensabile aroma di caffè. E poi ancora un latte che cambia colore e diventa carico di aroma vanigliato. Per realizzare un formaggio non formaggio da gustare a fine pasto. E ancora una patata che assume sensazioni di tartufo e funghi. Per finire a una pasta di Gragnano che diventa ambrata e scura e assume le sensazioni della cenere.
Non è fantasia né utopia, ma è l’ultimo percorso che da qualche mese vede coinvolto lo chef irpino Alfredo Iannaccone, che non smette di ricercare, di lavorare sulla struttura della materia e la scienza del sapore, conservando però come principio basilare del suo lavoro l’etica della corretta manipolazione.
Il suo nuovo viaggio, all’interno del suo Food Lab, il Laboratorio di Comunicazione del Sapore, da due anni a supporto come formazione e consulenza di centinaia di chef e ristoratori, è oggi quello di “marcire” il cibo. Di invecchiarlo, di farlo maturare con una lunga cottura a temperatura stabile, con una altissima percentuale di umidità.

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